sabato 9 gennaio 2016


A FOGGIA NON SIAMO COSI' INSENSIBILI: QUALCOSA PUR SI FA. MA E' SEMPRE TROPPO POCO
DA L'ATTACCO DEL 7.1.2016


Quando le smentite arrivano ben vengano. Dicevamo ieri che le parrocchie di Foggia fanno poca accoglienza di profughi e sfrattati, quelle della provincia addirittura aspettano che siano loro a bussare alla porta delle parrocchie. Ma non era la chiesa che li doveva andare a cercare? Ed ecco la gradita sorpresa. Oggi mi sono ritrovato nella parrocchia della Madonna della Croce in viale I maggio, quella a due passi dalla stazione. Più di cento erano i bisognosi che si sono alternati nell’improvvisata mensa del giorno dell’Epifania, quando tutte le altre mense cittadine erano chiuse, diciamo per “riposo settimanale”. E’ stata anche l’occasione per recensire il numero delle mense parrocchiali a Foggia: ben 5. S. Pio X, Immacolata, Sant’Anna, Conventino, Annunciazione. Più due dormitori al Conventino, gestito dalla Caritas Diocesana, e all’Immacolata, dei padri Cappuccini. Bella e piacevole sorpresa: a Foggia non siamo così insensibili e disattenti: qualcosa pur si fa. Da smentire subito: è sempre troppo poco. “I poveri li avremo sempre con noi”, è la condanna di Gesù all’ultima cena. Si dirà la classica storia del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Rimangono i dati: 5 parrocchie su 55 della diocesi. Che fanno le altre cinquanta parrocchie: solo messa, sacramenti e iniziazione cristiana, e qualche oratorio, abborracciato alla bene meglio? E poi un pasto al giorno, come se i poveri mangiano una sola volta al giorno, o alla settimana, la domenica e feste comandate, per capirci. Però va detto che si tratta di un segnale e di un segnale forte. Dio sia lodato! Giustamente faceva notare il parroco della Madonna della Croce, che “non sono solo queste le povertà”. Del resto basta guardare le prostitute a cielo aperto, nei pressi della stazione e nelle varie case limitrofe, e i tanti neri che ci passano e vanno a prendere il treno per non si sa quali sperdute campagne della nostra provincia: anche quella è povertà. La gente entrava, mangiava e se ne andava, sotto i miei occhi increduli, senza neanche salutare, senza neanche un grazie: “questa è perfetta letizia”, verrebbe da dire. Ma le riflessioni sono altre. Per loro è un diritto, quello di essere poveri: “sono loro i poveri” e per noi un dovere aiutarli, “così ci guadagniamo il nostro bravo posticino in paradiso”. Resta l’altro bicchiere mezzo vuoto e relativo amaro in bocca, e sono le chiese date per 20 anni al Gruppo Maria, Rinnovamento nello Spirito, e il Centro Giovanile, mai utilizzato in diocesi, e dato “gratis et amore Dei” all’altro gruppo di carismatici, di cui manco ricordo il nome, tanti ne proliferano ogni giorno sotto lo stesso Spirito, e lo stabile del seminario, quattro palazzine a croce, utilizzato per sette seminaristi, dal futuro sacerdotale ancora incerto, con annessa palazzina di 3 piani, un tempo utilizzato, a pagamento per i professori dell’università di Foggia, e oggi vuota e silente peggio di un cimitero. C’è la futura scuola di teologia, ferma al rustico. C’è la casa del clero, quella di via Vittorio Emanuele, chiusa da anni. Insomma le strutture, quelle indicate da Papa Francesco da destinare ai poveri, ci sono tutte a Foggia, ma o non vengono utilizzate o concesse per religiosità, bigotte e ancora di dubbia teologia. Pazienza le parrocchie con locali utilizzati totalmente per l’iniziazione cristiana o la formazione dei giovani, ma che dire delle 15 confraternite, e locali annessi, utilizzate solo per il culto domenicale e qualche incontro formativo una volta al mese? Piacevole la sorpresa che qualcosa pur c’è ed è degna di rispetto e di evidenziazione. Sempre l’amaro in bocca per i tanti luoghi, sepolcri imbiancati, di una pastorale bigotta e troppo spesso di facciata. Buone Epifania poveri. Almeno oggi si mangia. Domani si vedrà.

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