domenica 12 marzo 2017

TUTTE LE BUFALE DELLA DIOCESI DI FOGGIA DA TAMBURRINO A PELVI

A CHE PUNTO STIAMO 
CON LE CAUSE DEI TRE DIPENDENTI CACCIATI DAL SEMINARIO NEL 2013
E QUELLE CONTRO TAMBURRINO E DA ULTIMO CONTRO PELVI.

Allora proviamo a fare qualche ragionamento....sembra che una volta passato il portone della curia di Foggia o quello più solenne della curia vaticana, la gente normale, specie se di chiesa, diventa improvvisamente malvagia e scatta la mala fede, calpestando senza ritegno la dignità delle persone (e meno male che sono preti, vescovi e cardinali), e si cimenta in impossibili cause che puntualmente perde..."E chi se ne frega", dicono, mica pagano loro di persona, paga sempre pantalone, cioè la chiesa o la diocesi, cioè l'otto per mille. E poi qualcuno ci spiegherà come mai la gente non dà più soldi alla chiesa?
Ricapitoliamo la storia per i più distratti.
1. LA CACCIATA DEI TRE DIPENDENTI
Tre dipendenti della scuola Liceo Sacro Cuore sono cacciati da un giorno all'altro, era settembre-ottobre del 2013. Motivazione: dopo 10 anni qualche idiota supponente, tra le fila dei nuovi dirigenti, s'accorge, o meglio s'inventa l'esistenza di due scuole parallele insistenti e operanti sullo stesso istituto paritario del seminario, poggiandosi su carte firmate dal sottoscritto (e non sapendo che agivo per esplicita delega scritta di Tamburrino). Una lettura da perfetto ignorante di carte di cui non si conosce genesi e storia, mentre Tamburrino e soci ne dovevano essere perfettamente al corrente, compreso il consiglio d'amministrazione che proprio quelle decisioni improvvidamente attribuite al sottoscritto aveva preso all'unanimità e da me solo rese esecutive (come da relativi verbali). Non a caso un CDA sciolto subito prima di quella fatidica data, così per non lasciare traccia e avere mano libera di fare i mestatori del menga. Una scuola ufficiale, approvata dal Miur, sarebbe quella di Tamburrino, mentre l'altra è "scuola seconda", privata e carbonara, messa su dal sottoscritto, all'oscuro di tutto e di tutti. Questo il risultato di una lettura, davvero originale e in mala fede, di carte chiare come il sole: bastava chiedere invece di far partire la morbosa fantasia. Una bufala messa su al solo scopo di non più onorare debiti, ereditati dalla precedente gestione, e tutti documentati e già a conoscenza del precedente CDA. Una cifra intorno ai 40mila euro (in un bilancio annuale di quasi 300mila era uno scherzo, se si voleva anche dilazionabile negli anni), causato dal calo di studenti degli ultimi due anni. Se diciamo che la scuola non è di Tamburrino ma di don Fausto, il pensiero di questi mascalzoni, allora questi debiti non sono della scuola approvata dal Miur, ma di quella "scuola seconda" di don Fausto. A questa assurda e fantasiosa ricostruzione abbocca quello smemorato di Tamburrino e i suoi "soci di merenda" (don Pierino Giacobbe e don Bruno Bassetto, rispettivamente direttore ed economo del seminario), pur presenti sia nel vecchio che nel nuovo CDA. Senza rendersi conto, da pivelli allo sbaraglio, delle possibili pesanti conseguenze giuridiche (una storia vecchia questa di Tamburrino, già incappato in passato in cose del genere quand'era vescovo a in quel di Teggiano-Policastro). Una menzogna costruita ad arte con l'aggravante della diffamazione. Cinque ore di chiarificazione con Tamburrino, il giorno prima dell'udienza di Angelo Berardi, non sono serviti a nulla. Sembrava convinto quella mattina, dopo le mie spiegazioni, carte e documenti alla mano, ma nel pomeriggio la cricca della nuova dirigenza scolastica gli ha fatto di nuovo cambiare idea, e si è dato vita ai processi in questione, dei quali due già miseramente persi, com'era prevedibile, con grave danno economico per la diocesi e il terzo previsto per il 15 giugno non avrà certo esito diverso, visto i primi due.
2. LE CAUSE VINTE DA DUE DIPENDENTI
I tre dipendenti cacciati hanno fatto subito causa a Tamburrino e due Angelo Berardi e Diego Ciccarelli, l'hanno già conclusa con successo. La storia delle due scuole dentro lo stesso istituto non stava proprio in piedi, per i giudici (anche in sede di appello), si è dimostrata solo un'indegna colossale bufala. Non ci sono mai state né mai ci potevano essere due scuole opranti nello stesso istituto paritario: una assurdità giuridica, essendo una scuola riconosciuta dallo stato, per le cui leggi non sono previsti "appalti a strutture esterne" per docenti e personale non docente. Una bufala che se fosse stata vera avrebbe avuto conseguenze ben più disastrose di quelle economiche, dalle quali volevano uscire per il rotto della cuffia, i furbetti del quartierino. Se vera, ben 1500 diplomi, quanti sono stati gli studenti passati per quella scuola in dieci anni, sarebbero nulli, e la stessa carriera di centinaia di professori e personale non docente, che oltre agli stipendi accumulavano ogni anno punteggio pieno per l'inserimento nella scuola pubblica sarebbe di colpo azzerata. Perdendo le prime due cause Tamburrino e diocesi di Foggia-Bovino sono stati costretti dal tribunale di Foggia prima a riassumere Berardi (oltre al pagamento di 30/40mila euro per il danno subito), cosa che i soliti furbetti si sono ben guardati dal mettere in pratica (e di qui una nuova causa intentata da Berardi), poi a pagare quasi la stessa cifra all'altro dipendente, Diego Ciccarelli. La causa di Angela Nardella, la terza dipendente messa alla porta, è ancora in corso e il 15 giugno avrà il suo prevedibile epilogo, visto l'esito delle due precedenti.
3. LA DIFFAMAZIONE NEI MIEI CONFRONTI
In quei due processi sono stato tirato in ballo personalmente, coinvolto mio malgrado. Per Tamburrino e i suoi azzeccagarbugli i tre impiegati sono stati cacciati, licenziati in tronco, in quanto assunti non da Tamburrino ma dal sottoscritto. Tutto questo senza un briciolo di prova. Solo affermato. Ovvio citare in tribunale Tamburrino e soci per danni, nella speranza che al di là delle chiacchiere espresse nelle memorie difensive, dimostrino in tribunale, documenti alle mani, il loro fantasioso teorema. Il processo contro Tamburrino e soci Iniziato due anni fa, è stato più volte rinviato per i soliti cavilli degli azzeccagarbugli di Tamburrino (questo lo sanno fare alla grande), ma alla fine si è dovuto celebrare lo scorso 28 febbraio. Colpo di scena: la banda Bassotti non si è presentata in tribunale: tutti ufficialmente "fuori sede", nello stesso giorno. Forse speravano in un altro dei tanti rinvii. Ci ha pensato il giudice a disincantarli: ultima prossima udienza il 28 marzo. Se assenti il processo va avanti e addio conciliazione. E per chi perde la cosa sarà piuttosto pesante, ha sentenziato senza mezzi termini il giudice, rivolto agli avvocati dell'altra parte.
4. LA CAUSA DI ANGELA NARDELLA E NUOVE ACCUSE DIFFAMATORIE NEI MIEI CONFRONTI
Non faccio a tempo a seguire l'esito finale di questi primi due processi, e quello mio, ancora in corso, contro Tamburrino, che il 15 giugno arriva in tribunale anche il terzo processo intentato da Angela Nardella (l'altra dipendente cacciata una prima volta nel 2013, riassunta subito dopo dalla stessa scuola ma senza contratto e infine ricacciata di nuovo, adducendo il solito motivo messo in atto per i primi due: siamo alla follia pura). Il processo la vede contrapposta alla diocesi di Foggia, dopo i falliti tentativi di conciliazione (colpa di un Tamburrino e soci, sempre incaponitisi in una posizione fallimentare). Questa volta il mandato all'avvocato di parte è stato dato dall'attuale legale rappresentante, da mons. Pelvi e non più mons. Tamburrino. E che fa mons. Pelvi? Con la stessa disinvolta dabbenaggine del predecessore, dà mandato all'avvocaticchio di turno, tale Fatigato, di comporre una memoria difensiva contro Nardella. Peccato che in questa memoria difensiva vengono riproposte in un penoso e scandaloso copia-incolla, le stesse accuse diffamatorie, nei miei confronti, già utilizzate a suo tempo da Tamburrino e smentite, senza ombra di dubbio, nei due precedenti processi. Bisogna proprio essere votati al martirio.
5. LA DENUNCIA A PELVI PER DIFFAMAZIONE
Secondo voi cosa devo fare ora, dopo questa ennesima e reiterata diffamazione? Non mi resta che DENUNCIARE ANCHE PELVI, come già fatto per Tamburrino. Ho dato mandato al mio avvocato di procedere, come da legge.
CONCLUSIONE
La tesi è sempre la stessa: vuoi vedere che una volta attraversato il portone della curia di Foggia (ma non di meno quella della curia Vaticana, che con assoluta malafede ha confermato a suo tempo le tesi di Tamburrino, senza neanche leggere le carte in questione, anzi facendo anche loro un indegno copia-incolla della sua diffamazione e rinviandola al sottoscritto) la gente non entra in un ambiente quasi sacro, degno di ogni rispetto, ma in una bettola di mascalzoni e delinquenti, che diffamano senza ritegno, forse facendosi forti di una copertura religiosa d'altri tempi, oggi ampiamente compromessa grazie anche alla storia dei preti pedofili e ai tanti altri scandali amministrativi, nelle diocesi italiane e non solo. Per gli inetti e perdigiorni curiali romani sembra che questa strada, di dare, cioè, addosso ai preti praticamente indifesi (per il ricorso alla Segnatura Apostolica mi sono stati chiesti più di 10mila euro, per un causa che se pure vinta non avrebbe cambiato di un et la storia), e favorire così il vescovo di turno, sia un'ottima opportunità per fare carriera. Per Foggia per ora è solo una strada a senso unico per arrivare a quota 5 cause, sicuramente perse, visto l'esito delle prime due. Ai cardinali, vescovi e relativo codazzo di vuoti a perdere, amanuensi della curia romana ci penseremo dopo.

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