sabato 9 luglio 2016

TUTTI GLI ARTICOLI SULL'AFFAIR SAN TOMMASO E IL MILIONE E 150MILA EURO SFUMATI PER L'INSIPIENZA 
DEI CURIALI DI FOGGIA


tutto l'affair san Tommaso e il milione e 150mila euro persi per la dabbenaggine dei curiali della diocesi di Foggia-Bovino (altri sono stati persi ad Accadia....è proprio un vizio).
foto di Fausto Parisi.




NON PERDETEVI L'ATTACCO DI OGGI....9 LUGLIO 2016
TUTTI I RETROSCENA DELL'AFFAIR S. TOMMASO E I FONDI PERSI PER SEMPRE
INCOMINCIANO A USCIRE FUORI I PRIMI NOMI
CARACOZZI-RICCI, (ARCHITETTI),
ING. PARADIES (SPONSORIZZATO DA MONS. SACCO),
IL PARROCO DELLA CATTEDRALE (ROCCO SCOTELLARO)
IL DIRETTORE DELL'UFFICIO LITURGICO E ARTE SACRA (MONS. ANTONIO SACCO),
IL VICARIO GENERALE-RICHELLIEU (MONS. FILIPPO TARDIO) 
DA ULTIMO MONS. PELVI, QUESTA VOLTA LA VITTIMA, IMPLICATO IN INTRIGHI CHE NON RIESCE A GESTIRE,
IGNARO E ALLO SCURO DI TUTTE LE SPORCHE MANOVRE GIOCATE ALLE SUE SPALLE
IL CUI SOLO PECCATO E' STATO QUELLO DI FIDARSI TROPPO DI QUESTA MANICA D'INCAPACI...E ARRUFFONI
E INTANTO IL FINANZIAMENTO E' ANDATO IN FUMO...
GRAZIE A: CARACOZZI-RICCI-TARDIO-SCOTELLARO-SACCO 
LA CITTA' VI SARA' ETERNAMENTE GRATA

UNA STORIA EMBLEMATICA DI QUANTO SIAMO INGUAIATI....E NE SIAMO SICURI NESSUNO PAGHERA' PER QUESTO...
Proviamo a mettere in fila le tante dicerie circa il fattaccio del contributo regionale per il restauro di san Tommaso, ANDATO IRRIMEDIABILMENTE PERDUTO:
- Ad aprile 2015 vengono stanziati i milioni per il restauro dei beni storici culturali di tutta la Puglia, a Foggia 1 milione e 150mila euro
- la pratica per la chiesa di San Tommaso non va in porto e il contributo si sfuma: si perdono un milione e 150mila euro (per capirci)
QUESTO IL FATTACCIO:
CONTRA FACTUM NON VALET ARGUMENTUM....DICEVANO GLI ANTICHI...
I MODERNI DICONO CHE "I FATTI SONO FATTI"....
E QUESTA E' PROPRIO UNA PORCATA BELLA E BUONA...
IL RESTO SONO CHIACCHIERE PER IL NOSTRO DILETTO....CHE POCO AGGIUNGONO AL FATTACCIO ORMAI IRREVERSIBILE....
COSI' UNA RISATA LI SOMMERGERA'
E ORA DI CHI LA COLPA DEL FATTACCIO? 
- le carte non sono state spedite a Bari perché di fatto non hanno firmato chi doveva firmare don Rocco Scotellaro, parroco della Cattedrale, nonché responsabile della chiesa di san Tommaso, mons. Antonio Sacco, direttore dell'ufficio Liturgico e dell'architettura e arte sacra.
- Motivazione: non se la sono sentita di prendersi questa responsabilità (ma i motivi sono ovviamente altri): alla faccia degli incarichi di responsabilità che ricoprono
- di conseguenza nemmeno mons. Pelvi ha potuto apporre la sua firma, mancando le altre, su un documento che, per questo non è mai partito 
- la colpa di Pelvi è l'essersi fidato di una apparato di curia del tutto inefficiente...una polpetta avvelenata il cui responsabile unico è solo il vicario Generale mons. Tardio. Lui sta dietro tutte le nomine curiali (fatte nell'interregno tra Tamburrino e Pelvi: non dimentichiamolo mai)
- gli architetti della curia, a sentire la loro versione, hanno fatto tutto quello che era in loro potere, fino alla gara d'appalto
- la gara d'appalto è stata fatta ma qualcuno dei costruttori "raccomandati di ferro", (a sentire le voci maligne....sempre vere) non è stato tra i vincitori della gara, di qui il disappunto dei relativi sponsor e patron... 
- chi se ne è sbattuto più di tutti è stato un certo ing. Paradies di Bari (il cui nome è stato fatto, a quanto è dato di sapere, dallo stesso mons. Sacco, complice forse l'Abbruzzini di sempre....quello della chiesa di san Filippo Nero)
- insomma tra incapaci, corrotti, irresponsabili e cialtroni (tutti i livelli) Foggia ha perso un milione e 150mila euro e cosa peggiore la chiesa di san Tommaso resterà fatiscente e chiusa per altri almeno dieci anni...se non scoffolerà, visto come sta messa ora...
- SPERIAMO CHE QUALCHE TESTA SALTI (MAI SUCCESSO A FOGGIA ANCHE PER CASI PEGGIORI DI QEUSTO): è solo una speranza e nient'altro. 
- Ci dovremmo incazzare se a saltare saranno solo gli architetti, ultima ruota del carro
- PER ORA I PIU' INCAZZATI SONO QUELLI DEL COMITATO PER IL CENTRO STORICO...E NOI CON LORO
ECCO L'ARTICOLO CHE VI MANCAVA....LA STORIA HA UN SEGUITO....NON PERDETEVELO
E siamo alle solite. Un altro finanziamento, questa volta per restaurare la chiesa di san Tommaso, a Foggia, è sfumato per l’inettitudine dell’apparato curiale. Imputati il vicario generale e il suo architetto di fiducia. Almeno con l’ingegnere Pippo Cavaliere, la Cattedrale di Foggia ha rivisto lo splendore d’un tempo: dobbiamo dargli atto. Oggi, per il più classico rimpallo di responsabilità, siamo finiti con il culo per terra. Cosa che ha fatta andare su tutte le furie il vescovo di Foggia mons. Pelvi (ma non se li era scelti lui questi fidati collaboratori?). Non ci è bastata la brutta figura fatta davanti al mondo intero, sempre per colpa dei soliti incapaci, per le duemila sedie vuote alla canonizzazione della beata Maria Celeste Crostarosa, di qualche settimana fa. La città di Foggia, assente, avvertita male e con le cose in mano, come si dice in gergo, da qualche sparuto manifestino rimasto intatto affisso sui mura, nonostante il cambio di luogo e di orario. Insomma una cosa da pivelli. Oggi ci tocca registrare l’ennesima prova di inefficienza e incapacità operativa. Questa volta, speriamo che qualche testa salti, vista la tensione che si taglia a fette in quel di via Oberdan al n. 13. Una volta tanto non diamo la colpa al timoniere ma ai secondi e ai marinai, sì. Ma procediamo con ordine. Merito del neoeletto Assessore regionale Piemontese è stato quello di cogliere l’istanza degli abitanti del centro storico per il restauro della prima chiesa di Foggia, appunto san Tommaso, originaria cappellina che accolse il ritrovato quadro della Madonna dei Setteveli, ormai otto secoli fa. Un milione di euro e qualcosa in più, erano già pronti e stanziati per l’avviamento dei lavori. Si trattava di una prima tranche cui sarebbero seguite altre, com’è nella natura e nella prassi di queste cose. Ed ecco il colpo di genio di nostri pivelli: i soldi vengono rispediti indietro. Motivo? ”Perché troppo pochi”. L’argomentazione: “è come facciamo se poi i soldi finiscono?” Chi ci rimette il resto? La chiesa di Foggia non ha fondi per continuare da sola”. Restiamo di stucco dinanzi a tanta dabbenaggine. Si può immaginare il disappunto di Piemontese e dell’intero quartiere che chiede a gran voce la testa di questi incapaci. E’ da anni che la prima chiesa di Foggia resta chiusa. Si è usata per tutto questo tempo la vicina chiesa di Sant’Agostino, anch’essa bisognosa di restauri, ma non così fatiscente come san Tommaso. E quando una chiesa si chiude, questo lo si sa, è un mondo che inizia a sbandarsi e a sfilacciarsi: la gente di san Tommaso non va a messa in cattedrale, è stato il lamento del parroco, nonché responsabile dell’unità pastorale del centro cittadino. Conseguenza? Tutte le congreghe, vera anima del centro storico, custodi di beni architettonici di immenso valore rischiano la chiusura. E’ cominciata l’incetta di “preti mercenari”, come qualcuno li ha definiti, per assicurare almeno la messa domenicale (una volta non era così vista l’abbondanza di preti). E la gente pur ci va in queste chiese antiche. “Deve venire in parrocchia, la domenica. Queste congreghe devono avere solo le messe feriali” è stato il dictat lanciato in questi giorni. Certe teorie pastorali andrebbero prima spiegate e poi applicate, altrimenti sortiscono il solo effetto di far disamorare la gente per la chiesa. Si sa il cristianesimo è attualità, ma è anche e soprattutto storia: una religione che si tramanda per generazioni. Conservare le chiese, la memoria storica, è assicurare la vera forza del cristianesimo: a Camaldoli per abbattere un albero secolare ci voleva il pronunciamento del Capitolo generale: qui basta lasciar andare le cose a catafascio, per ottenere lo stesso effetto. Tornando alla storia del contributo regionale tornato indietro, si può immaginare il disappunto della gente del centro storico. Si minacciano manifestazioni davanti al palazzo vescovile, fiaccolate, occupazioni. Insomma l’irritazione è tanta. Anche per il modo con il quale se la sono fatti scappare questo sospirato contributo. Emiliano, il presidente della regione Puglia, è stato chiaro: questo era solo il primo di futuri finanziamenti. Rifiutarlo vuol dire rimettersi in coda. Chissà se fra dieci anni la ruota tornerà a girare ancora per Foggia e per San Tommaso. Non saranno certo tempi brevi. E di quella chiesa madre non resterà pietra su pietra. Già le crepe sul lato sinistro si evidenziano ogni giorno di più. I lavori erano urgenti e quanto mai necessari. Dire tanto le chiese al centro storico si sprecano e poi c’è sempre l’unità pastorale, che può compensare le tante chiese che si stanno chiudendo: non è una risposta intelligente e pastoralmente significativa. Le unità pastorali, sono oramai obsolete. Come al solito a Foggia si copia e si ripropongono cose che altrove hanno già fatto il loro tempo e a noi sembrano tanto attuali. Ci sono voluti molti anni per arrivare a questo finanziamento. Il pivello di turno se l’è fatto scappare. Ai foggiani resta l’amarezza di un restauro rinviato sine die. Così va la vita, e noi noi continuiamo con ostinazione a farci del male.



FACCIAMO A CHI PERDE PER PRIMO?
E siamo alle solite. Un altro finanziamento, questa volta per restaurare la chiesa di san Tommaso, a Foggia, è sfumato per l’inettitudine dell’apparato curiale. Imputati il vicario generale e il suo architetto di fiducia. Almeno con l’ingegnere Pippo Cavaliere, la Cattedrale di Foggia ha rivisto lo splendore d’un tempo: dobbiamo dargli atto. Oggi, per il più classico rimpallo di responsabilità, siamo finiti con il culo per terra. Cosa che ha fatta andare su tutte le furie il vescovo di Foggia mons. Pelvi (ma non se li era scelti lui questi fidati collaboratori?). Non ci è bastata la brutta figura fatta davanti al mondo intero, sempre per colpa dei soliti incapaci, per le duemila sedie vuote alla canonizzazione della beata Maria Celeste Crostarosa, di qualche settimana fa. La città di Foggia, assente, avvertita male e con le cose in mano, come si dice in gergo, da qualche sparuto manifestino rimasto intatto affisso sui mura, nonostante il cambio di luogo e di orario. Insomma una cosa da pivelli. Oggi ci tocca registrare l’ennesima prova di inefficienza e incapacità operativa. Questa volta, speriamo che qualche testa salti, vista la tensione che si taglia a fette in quel di via Oberdan al n. 13. Una volta tanto non diamo la colpa al timoniere ma ai secondi e ai marinai, sì. Ma procediamo con ordine. Merito del neoeletto Assessore regionale Piemontese è stato quello di cogliere l’istanza degli abitanti del centro storico per il restauro della prima chiesa di Foggia, appunto san Tommaso, originaria cappellina che accolse il ritrovato quadro della Madonna dei Setteveli, ormai otto secoli fa. Un milione di euro e qualcosa in più, erano già pronti e stanziati per l’avviamento dei lavori. Si trattava di una prima tranche cui sarebbero seguite altre, com’è nella natura e nella prassi di queste cose. Ed ecco il colpo di genio di nostri pivelli: i soldi vengono rispediti indietro. Motivo? ”Perché troppo pochi”. L’argomentazione: “è come facciamo se poi i soldi finiscono?” Chi ci rimette il resto? La chiesa di Foggia non ha fondi per continuare da sola”. Restiamo di stucco dinanzi a tanta dabbenaggine. Si può immaginare il disappunto di Piemontese e dell’intero quartiere che chiede a gran voce la testa di questi incapaci. E’ da anni che la prima chiesa di Foggia resta chiusa. Si è usata per tutto questo tempo la vicina chiesa di Sant’Agostino, anch’essa bisognosa di restauri, ma non così fatiscente come san Tommaso. E quando una chiesa si chiude, questo lo si sa, è un mondo che inizia a sbandarsi e a sfilacciarsi: la gente di san Tommaso non va a messa in cattedrale, è stato il lamento del parroco, nonché responsabile dell’unità pastorale del centro cittadino. Conseguenza? Tutte le congreghe, vera anima del centro storico, custodi di beni architettonici di immenso valore rischiano la chiusura. E’ cominciata l’incetta di “preti mercenari”, come qualcuno li ha definiti, per assicurare almeno la messa domenicale (una volta non era così vista l’abbondanza di preti). E la gente pur ci va in queste chiese antiche. “Deve venire in parrocchia, la domenica. Queste congreghe devono avere solo le messe feriali” è stato il dictat lanciato in questi giorni. Certe teorie pastorali andrebbero prima spiegate e poi applicate, altrimenti sortiscono il solo effetto di far disamorare la gente per la chiesa. Si sa il cristianesimo è attualità, ma è anche e soprattutto storia: una religione che si tramanda per generazioni. Conservare le chiese, la memoria storica, è assicurare la vera forza del cristianesimo: a Camaldoli per abbattere un albero secolare ci voleva il pronunciamento del Capitolo generale: qui basta lasciar andare le cose a catafascio, per ottenere lo stesso effetto. Tornando alla storia del contributo regionale tornato indietro, si può immaginare il disappunto della gente del centro storico. Si minacciano manifestazioni davanti al palazzo vescovile, fiaccolate, occupazioni. Insomma l’irritazione è tanta. Anche per il modo con il quale se la sono fatti scappare questo sospirato contributo. Emiliano, il presidente della regione Puglia, è stato chiaro: questo era solo il primo di futuri finanziamenti. Rifiutarlo vuol dire rimettersi in coda. Chissà se fra dieci anni la ruota tornerà a girare ancora per Foggia e per San Tommaso. Non saranno certo tempi brevi. E di quella chiesa madre non resterà pietra su pietra. Già le crepe sul lato sinistro si evidenziano ogni giorno di più. I lavori erano urgenti e quanto mai necessari. Dire tanto le chiese al centro storico si sprecano e poi c’è sempre l’unità pastorale, che può compensare le tante chiese che si stanno chiudendo: non è una risposta intelligente e pastoralmente significativa. Le unità pastorali, sono oramai obsolete. Come al solito a Foggia si copia e si ripropongono cose che altrove hanno già fatto il loro tempo e a noi sembrano tanto attuali. Ci sono voluti molti anni per arrivare a questo finanziamento. Il pivello di turno se l’è fatto scappare. Ai foggiani resta l’amarezza di un restauro rinviato sine die. Così va la vita, e noi noi continuiamo con ostinazione a farci del male. 

Mi piac

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