mercoledì 27 novembre 2013

22.2.2013 - 26.8.2013 - LETTERE A TAMBURRINO

LETTERA DEL 22 FEBBRAIO 2013

A S.E. mons. Francesco Pio Tamburrino
Episcopio Foggia
p.c. al Consiglio Episcopale


Ecc. Rev.ma,
                       ho pensato fosse cosa buona rispondere per iscritto oltre che a voce al promemoria che lo scorso 18 febbraio c.a. lei mi ha mostrato, relativo ad alcuni richiami circa fatti recentemente accaduti nel Liceo Sacro Cuore da me diretto. Lo faccio a mezzo lettera perché la cosa resti ufficialmente agli atti e non tutto si risolva in chiacchiere private.

Preferisco procedere per punti, come da promemoria.


1.     A proposito di turbolenze e mancanza di chiarificazione nei mesi a esse successivi.

Vorrei ricordarle che la turbolenza non è avvenuta a settembre, momento finale di ben altre iniziative che don Tonino Tenace, candidato alla mia successione, aveva già messo in opera fin dal mese di giugno. La grana con il dott. Sergio Triglione, che ha coinvolto la sua persona durante l’estate, è solo un epilogo di un atteggiamento a dir poco avventato e sprovveduto. Il cipiglio con il quale il suddetto sacerdote ha mostrato l’intenzione di licenziare di fatto tutti, docenti, non docenti e personale di pulizie e segreteria ha dell’incredibile. Lei lo ha giustificato, adducendo che ogni nuovo dirigente “deve avere la mano libera”, incurante dell’immediato ricorso agli avvocati, che, a quanto mi è dato di sapere, i diretti interessati avevano già fatto pervenire a lei, con la chiara minaccia di adire alle vie legali, con una serie di processi nei quali ci saremmo venuti a trovare sia il sottoscritto in quanto dirigente scolastico, che Lei in quanto gestore della scuola.
Di qui si può comprendere il carattere di deflagrazione potente, procurata non dal sottoscritto, bensì da don Tonino Tenace.
Che non ci sia stata alcuna chiarificazione, tra me e Lei, dopo la telefonata intercorsa, è dovuta al fatto che Lei non è stato convinto dalle mie rimostranze circa il neo-dirigente, di qui il sentore del totale disinteresse verso la mia persona e il lavoro da me svolto in questi anni, ma piuttosto dalla minaccia di dimissioni di don Pierino Giacobbe, al quale Lei evidentemente tiene di più,  che tra l’altro era anche preoccupato dal montare della protesta di genitori e studenti. Grazie a questo trambusto il numero degli studenti all’inizio dell’anno ha raggiunto a mala pena gli 80. Solo in questo mese si è superato il numero di 100, come negli anni precedenti.


1.1.  I problemi della scuola: consiglio d’amministrazione e rapporto economico con il seminario

Vorrei ricordarle che, il consiglio di amministrazione della scuola, che, con una forzatura degli Statuti di una Scuola Paritaria (che prevedono che queste mansioni siano affidate al solo Consiglio d’Istituto, organo supremo di vigilanza e di guida della scuola, composto dal dirigente scolastico, dalla componente genitori, docenti e personale non docente), vede coinvolti sia il rettore del seminario che il suo economo, nonché l’economo diocesano, del resto mai venuto in questi anni agli incontri di consiglio, anche se ogni volta puntualmente invitato. Si raduna di norma due volte l’anno e dovrebbe riguardare esclusivamente le questioni economiche circa l’andamento amministrativo della scuola. Da due anni a questa parte, si è preferito unificare i due consigli, quello sul preventivo e quello sul consuntivo, per il semplice fatto che fino a dicembre non si riesce a fare alcun preventivo del numero effettivo di studenti, che di solito si stabilizza attorno al mese di gennaio-febbraio. In quell’unico incontro vengono presentati sia il preventivo, attendibile, per l’anno in corso che il consuntivo completo dell’anno precedente. Cosa documentata dai verbali e dai documenti puntualmente consegnati ai partecipanti. 

Il rapporto tra scuola e seminario non è stato mai codificato, ma a voce, si era detto, all’apertura della scuola media, successiva al riconoscimento della parità per la scuola superiore, che si sarebbe venuto incontro a tutte le spese di utenza del seminario, che ogni anno con qualche differenza si aggirano attorno ai 30 mila euro. Se nei primi due mesi di quest’anno sono stati già dati 5 mila euro, si è solo in linea con quanto concordato a voce.
Ma come si evince dal prospetto, presentato all’ultimo consiglio del 2012 dall’amministratore, e che Le invio in allegato, i rapporti tra scuola e seminario sono un tantino diversi dalla scarna descrizione che le è stata fatta, spero non volutamente.
A partire dal 2008 ad oggi, ogni anno sono stati versati, tra soldi contanti e mancati introiti, una media di ben 75.000 euro, di molto superiore a quanto pattuito a voce. Dati incontrovertibili. Per i soli lavori di messa a norma dello stabile la scuola ha contribuito, in quattro anni, con la cifra non irrilevante di 78.377 euro, che vanno aggiunti ai precedenti e che sono esattamente la metà di quanto pattuito tra scuola e seminario circa lavori che dovevano essere tutti, esclusivamente, a carico del gestore, non certo dell’ordinaria amministrazione della scuola, e che si accolla ogni anno, anche la straordinaria amministrazione, come dipintura di aule, taparelle, vetri, ecc, competenza del gestore.
Adesso si può anche comprendere l’affanno economico di questi ultimi anni, e la retribuzione un po’ ridotta, data ai dipendenti, tra l’altro ben consci e concordi con essa, perché diversamente la scuola avrebbe dovuto chiudere i battenti.   


2.     La situazione dei docenti e del personale

A proposito del numero dei docenti, cosa fattaci notare anche dagli organi regionali di controllo,
va ricordato che il numero è lievitato anche per richieste provenienti da più parti: sue (da due anni insegna la sorella del suo segretario don Michele Tutalo, anche senza la necessaria abilitazione, e siamo ai limiti della legislazione scolastica), di don Pierino (per la sig.ra B. Di Simio, la sig.ra De Leo Isabella, sua figlioccia, la sig. Malerba, entrambe di s. Marco in Lamis) e di don Bruno (la sig. Toti, moglie del direttore della Banca presso la quale sono depositati i soldi del seminario, il prof. Carobia, già insegnante tanti anni fa in questa scuola, e Fabrizio Miraglia di Educazione Tecnica recentemente assunto) e di altri sacerdoti e laici della diocesi, non ultimo l’ing. Pippo Cavaliere (per la prof. Debora De Francesco). Questo solo per sommaria descrizione, ma se si vanno a spulciare gli elenchi degli anni scorsi il numero dei cosiddetti raccomandati non fa che crescere.
Il clima di precariato nel quale molti docenti e personale non docente della scuola italiana stanno vivendo da anni, ci aveva fatto chiudere un occhio, sul numero crescente di docenti, che non cambiava sostanzialmente il bilancio economico della scuola ma solo la sua continuità didattica,un problema cui Lei non sembra far cenno. Però dopo i richiami di Bari e i suoi abbiamo ridimensionato il numero, dicendo molti “no”, a chi anche senza remunerazione ci chiedeva una o due ore di scuola, per arrotondare il punteggio per le relative graduatorie. E la cosa non è stata fatta senza sofferenza. La riduzione è stata compiuta, ma le telefonate di sacerdoti e di laici non si sono di certo fermate.
 La fluttuazione dell’assunzione, da settembre a gennaio, avvenuta solo lo scorso anno e solo per le scuole medie (il cui numero di studenti è assolutamente irrisorio per autosostenersi economicamente), è stato uno strattagemma, chiaramente al limite della legge, ma per sopperire alla fisiologica riduzione di alunni e ai lavori di messa a norma, che ci hanno portato a un certo affanno economico. Cosa che non si è affatto ripetuta quest’anno, essendo migliorata la situazione studenti e conclusi (almeno in parte) i lavori programmati, per cui i docenti sono stati tutti regolarmente assunti a settembre, come facilmente documentabile.

3.     La funzione di Vice-preside

Una cosa fa impressione ed è la tempestività della notizia per una questione che doveva restare tra il sottoscritto e la citata prof.sa Di Simio. Mi è stato chiesto più volte dalla professoressa, anche gli scorsi anni, di poter aver un attestato di vicepreside, anche senza svolgerne effettivamente la funzione, elemento necessario (ma pare non più di tanto) per poter concorrere un domani a Dirigente Scolastico. Quest’anno visto le insistenze e l’approssimarsi di questi concorsi ho dato l’attestato, ma solo sulla carta.
Infatti il lavoro di vicepreside, è piuttosto oneroso e riguarda l’andamento docenti e studenti della scuola, nonché la supplenza, a volte anche giuridica del Dirigente scolastico. Funzione che la prof.ssa in questione non può in alcun modo svolgere, per problemi familiari e di tempo, oltre che di ascendente su studenti e docenti. Di solito una siffatta nomina viene dopo una regolare votazione dei docenti. Prima della prof.ssa Di Simio, il lavoro era stato portato avanti dal prof. Pellegrino Iannelli, che negli anni scorsi di fatto sostitutiva i presidi, che si affacciavano, contrariamente alla mia gestione, solo di tanto in tanto per gli adempimenti di rito. Praticamente la scuola è stata portata avanti dal prof. Iannelli, come tutti qui possono testimoniare.
Fin dal primo giorno di mia gestione questo lavoro di coordinamento dei docenti e di controllo su assenze e permessi degli studenti è stato affidato ed espletato in maniera egregia dal dott. Triglione, un compito che anche in altre scuole statali viene affidato a volte agli addetti di segreteria, essendo un semplice lavoro di coordinamento persone, non di didattica, come invece richiesto, di norma, ai vicepresidi. Quindi non esula affatto dai compiti qui affidati al suddetto dipendente.
A quest’oggi tutte le situazioni di assunzione dei dipendenti sono stati espletati, secondo legge. Non lo si è fatto negli anni scorsi (per il dott. Ciccarelli e Triglione) solo per una questione di mera contingenza, dovuta a situazioni particolari. La loro assunzione di fatti non comporta alcun aggravio di spesa, se si eccettuano i contributi Inps. Cosa che sempre con la fatica economica sopradescritta, sono stati espletati in questa scuola, per tutto il personale docente e non.


4.     La disciplina degli alunni

Gli alunni delle scuole paritarie, in tutt’Italia, si portano dietro generalmente situazioni di disagio scolastico o familiare. Mi pare che in questi anni molti di questi casi sono stati risolti egregiamente. Abbiamo studenti di cui gloriarci per la loro riuscita nell’ambito universitario e sociale. Cose tutte abbondantemente documentabili. Anche se ovviamente questo non è avvenuto per tutti.
Quest’anno la mia presenza anche di docente ha ridotto notevolmente il fenomeno di scarsa disciplina, per cui può considerarsi del tutto superato. Come giustamente fa notare Lei, non è proprio un compito assolvibile dal solo dirigente scolastico e ha bisogno del contributo di tutti i docenti, bidello compreso. La disciplina è parte importante della didattica ma non è il tutto, specie oggi per ragazzi che soffrono all’essere eccessivamente eterodiretti.


5.     Il carattere cattolico della scuola

Nei primi anni della mia direzione di questa scuola paritaria, anche in assenza di altri sacerdoti, la funzione spirituale, era assolta dal sottoscritto. Quando è stato ordinato don Marco Camilletti, ho più volte chiesto a lui di proseguire questo lavoro. Ne ho sempre avuto un netto rifiuto, che faceva pandant con un insegnamento di religione che lasciava molto a desiderare.  In ogni caso in questi anni, messe d’inizio d’anno, funzione delle ceneri e altre iniziative legate al natale sono state realizzate ugualmente in questa scuola. Il nuovo prof. di religione don Massimo De Leo, sembra ben intenzionato a svolgere questo ruolo. Per inciso ricordo che pur essendo sacerdote, agli studenti riesce difficile associare questa figura con quello del preside che commina punizioni, sospensioni, o al prof. che dà brutti voti. Mi pare una cosa abbastanza ovvia.


6.     Il suo desiderio che entro luglio 2013 si concluda il mio mandato

Le faccio notare che si tratta appunto di un desiderio, in quanto la nomina di dirigente scolastico è senza data di conclusione. La cosa, questa volta, diversamente dal modo con il quale è stata precedentemente gestita, deve essere concordata con il sottoscritto. In alcun modo deve essere letta come allontanamento perché non più gradito: una brutta abitudine di questa strana nostra diocesi. Il diritto canonico, Lei ben lo sa, garantisce il rispetto delle persone e il riconoscimento del lavoro svolto. Le faccio notare che queste due semplicissime cose nella mia storia personale sono state spesso e volentieri messe sotto i piedi, invocando umiltà quando si mancava di rispetto alle persone, non da ultimo dal suo vicario generale don Filippo Tardio.
Si facciano le cose a norma del Diritto e non penso che alla fine non si possa trovare una dignitosa via d’uscita. Non ho chiesto io di fare il prof. in questa scuola e tanto meno il preside. E’ inutile che le rifaccia la storia. Sono fatti contingenti. E’ da tempo che Le chiedo un normale avvicendamento, per poter seguire con maggiore disponibilità di tempo e di forze l’altra scuola, quella di teologia, unico motivo che mi ha convinto a lasciare una ben avviata attività pastorale e culturale in America.
Quindi mi trovo in questa scuola diciamo per caso, ho svolto mi pare bene, non per vanagloria, un certo ruolo: da 35 studenti, dopo la parità, avvenuta per mio personale interessamento, si è cresciuti fino al numero straordinario di 130, per poi assestarsi attorno ai 110, con costanti risultati di buona riuscita di fronte a commissioni esterne di esami di stato.
Liquidare questa esperienza con il “desidero che entro luglio 2013 si concluda definitivamente la responsabilità di preside”, mi pare francamente eccessivo. 

Cordiali saluti.

Foggia 22.2.2013
Festa della Cattedra di s. Pietro


                                                                                      Don Faustino Parisi


______________



LETTERA DEL 30 LUGLIO 2013

A Mons. Francesco Pio Tamburrino
Arcivescovo di Foggia-Bovino
p.c. Mons. Filippo Tardio
Vicario Generale
Don Pierino Giacobbe
Direttore Seminario Diocesano
Don Bruno Bassetto
Economo del Seminario Diocesano
Loro Sedi
           
Ecc.za Rev.ma
                                    mi è stato recapitato solo oggi 30 luglio c.a. alle ore 16,30, tramite Rino il portinaio del Seminario, il telegramma che il suo segretario mi aveva preannunciato telefonicamente venerdì scorso 26 luglio.
            Devo dirle che il mio disappunto, nel leggerlo, è stato grande, e visto che Lei ha utilizzato uno strumento tanto inusuale nel comunicare con il sottoscritto, anche la presente viene inviata A.R, a Le e, per conoscenza, a chi penso sia stato coinvolto, a vario titolo, nella vicenda della scuola in seminario e dell’avvicendamento dei dirigenti scolastici, nella speranza che questa mia lettera resti agli atti ufficiali della curia.
            Il contenuto del telegramma è tanto ovvio da essere persino banale: una volta data le dimissioni da Dirigente Scolastico il 17 luglio 2013 e saputo della nomina del nuovo nella persona del prof. Ernesto Frasca, che l’aveva accettata, ogni mia funzione compresa quella di firma presso le banche su cui sono depositati i conti della scuola, decadeva automaticamente. Quindi ribadirlo addirittura con un telegramma per giunta di quel tenore, mi è parso alquanto fuori luogo e lesivo della mia dignità, oltre che della mia intelligenza. Mi aspetterei delle scuse, che so merce rara nella chiesa di oggi.
            Le mie telefonate (almeno 4 o 5, come le avrà riferito il suo segretario) della mattina del 26 luglio, data fissata per le consegne al nuovo Dirigente scolastico, delle cui dimissioni nessuno mi aveva ufficialmente avvertito, erano di sorpresa e di richiesta sul da farsi. Lei evidentemente occupato non ha risposto alle telefonate, ma in compenso mi ha inviato questo telegramma, inspiegabile, inopportuno e francamente offensivo.
            Quando finalmente verso sera, di quello stesso giorno, sono riuscito a mettermi in contatto con Lei, ho percepito la sua sgradevole sorpresa per le dimissioni del prof. Frasca, non certo provocate da me, ma piuttosto da chi, in questa diocesi, con la solita faciloneria e superficialità, si ritaglia ruoli e professionalità improvvisate. Cosa del resto già avvenuta qualche anno fa, per la Scuola di Pastorale, la cui miserevole fine è sotto gli occhi di tutti. Vorrei farLe notare che per la scelta del mio successore non sono stato affatto consultato, né invitato ad esprimere un parere. Non mi è stato possibile neanche perorare la candidatura della prof.sa Finamore,  certamente più preparata di Frasca e Di Simio, preside per moltissimi anni nelle scuole superiori statali, di navigata esperienza, sia didattica che amministrativa, impegnata attivamente nella pastorale parrocchiale del Sacro Cuore e docente da anni nella nostra scuola paritaria, bocciata sul nascere perché invisa a chi, vivendo ai margini della nostra realtà scolastica, come da Lei stesso riferitomi, va avanti per simpatie e antipatie, da lobby religiosa, e spesso comanda senza responsabilità, trincerandosi dietro l’autorità di turno.
            In quella telefonata del 26 luglio Lei mi chiedeva un incontro per il 2 di agosto (ultima data a mia disposizione) alla presenza di don Bruno Bassetto, economo del seminario, per “darle una mano ad appianare il debito che la scuola ha con l’Inps ed Equitalia”, accumulato per l’anno 2012 e per quello incorso (del resto non ancora finito). Mi ero reso disponibile avendo già risolto positivamente, senza troppi sussulti, quello ben più grande relativo agli anni 2010-2011, anche in considerazione della minore entità del debito attuale, risolvibile con le sole forze economiche della scuola e in tempi, tutto sommato, brevi e con cifre mensili abbastanza modeste (attorno alle mille-millecinquecento euro), e la cui causa non va ascritta a un’allegra gestione amministrativa della scuola, come irresponsabili rumors continuano a strombazzare impunemente, ma a oggettive contingenze cui si è dovuto far fronte, specie in questi ultimi anni di crisi economica, come il diminuito numero degli studenti (da 120 agli attuali 85, per il prossimo anno al momento solo 59), con una perdita secca di circa 100 mila euro l’anno (dai 310 mila iniziali agli attuali 236 mila); l’avvio della scuola media (voluta dal seminario) ma economicamente passiva, visto l’esiguo numero di studenti; i contemporanei lavori di messa a norma dello stabile, imposti dal distretto scolastico regionale e costati alla scuola 88 mila euro; l’annuale contributo al seminario di 30 mila euro (per un totale di 123 mila da quando la scuola è diventata paritaria), mentre restavano pressoché invariati i costi ordinari di gestione della scuola (attorno ai 150-180  mila euro l’anno).
Questi numeri e queste valutazioni sono state comunicate a suo tempo al Consiglio degli affari economici dai lei istituito e che affianca l’economo della scuola, ricevendone approvazione e sostegno, come da relativi verbali. Finiti i lavori di ristrutturazione e riducendo per un anno o due, i contributi al seminario, e sperando in un consistente aumento degli studenti, che la vicenda dello scorso anno di don Tonino Tenace e quelle di quest’anno certamente del prof. Frasca non agevolano di certo, il debito si dovrebbe appianare, senza problemi.
Qualcuno in questo periodo si è divertito a fare dell’allarmismo da sagrestia, non solo per quali secondi fini, facendo presagire catastrofici scenari futuri conseguenti al debito Inps-Equitalia. Se poi il prof. Frasca, intimidito, lascia ancor prima di iniziare, qualcuno se ne assumerà le responsabilità, spero. Non vorrei sentirmi costretto a utilizzare lo stesso metodo nei confronti di chi oggi si fa saputo e moralizzatore, relativamente a certi ammanchi e a gestioni poco attente dei beni del seminario e perché no, della stessa diocesi.
            La mattina del 30 luglio don Bruno Bassetto, non so a quale titolo, mi ha fatto sapere che quell’incontro previsto con Lei, sarebbe coinciso con le consegne alla nuova Dirigente scolastica, nella persona della prof.sa Barbara Di Simio, sulle cui capacità dirigenziali non mi pronuncio affatto. La data non era più il 2 bensì il 5 o 6 agosto, per la vacanza all’estero della suddetta. Per quei giorni non sono proprio disponibile, per impegni presi in precedenza.
Ma vista la piega che sta prendendo la cosa le dico subito che:
1.     non sarò disponibile neanche per l’intero mese di Agosto: 3-10 campo scuola ragazzi all’Aquila; 11-16 vacanze personali; 17-25 visita a mia sorella a Milano, gravemente malata;
2.     potrei esserlo solo nell’ultima settimana di Agosto;
3.     in ogni caso non verrà fatta alcuna consegna se non alla presenza e coinvolgendo gli addetti di segreteria Angelo Berardi e Angela Nardella, il dott. Triglione per la gestione docenti-allievi e il dott. Ciccarelli per la parte amministrativa, alla presenza del Consiglio degli Affari Economici, che spero Lei vorrà convocare per l’occasione.
In conclusione non ho capito la fretta che qualcuno le ha fatto credere necessaria circa l’anticipazione a luglio del cambio di dirigenza, quando solitamente avviene, in tutte le scuole d’Italia, a settembre con l’inizio dell’anno scolastico. Tanta fretta ha creato incresciosi contrattempi, impedendo tra l’altro un mio coinvolgimento per il risanamento del debito Inps-Equitalia. Mi dispiace per Lei e per la scuola, ma non si attribuisca al sottoscritto le colpe di altri.
Dev.mo nel Signore                                                                                               Don Faustino Parisi


Foggia 30 Luglio 2013


_________________


LETTERA DEL 3 AGOSTO 2013

A mons. Francesco Pio Tamburrino
Sua sede

Ecc. rev.ma
                        che il suo comportamento nei miei confronti fosse stato poco paterno e per nulla rispettoso della dignità delle persone, era già evidente dal precipitoso e offensivo telegramma inviatomi venerdì 26 luglio e  recapitatomi ben 4 giorni dopo, martedì 30 luglio, come già fatto notare nella precedente missiva datata 30 luglio e della quale non ho ancora ricevuto risposta alcuna.
 Già in quella lettera le esternavo il mio disappunto per tale inqualificabile gesto. In nessuna famiglia e in nessun’azienda di questo mondo ci si comporta in modo tanto disdicevole. Meno ancora dovrebbe accadere all’interno della chiesa tra coloro che fanno professione dello stesso credo e dell’amore cristiano, da gestire nel dialogo, da lei negatomi quel 26 luglio, e non certo attraverso telegrammi tanto formali e pretenziosi, e quanto mai offensivi.
            Evidentemente a lei o ai suoi collaboratori non è passato neanche per l’anticamera del cervello, che prima del 17 luglio, data delle mie dimissioni, e durante la fase del normalissimo periodo di trapasso delle consegne tra vecchio e nuovo dirigente, nel quale di solito si lascia al vecchio, almeno che non sia un notorio delinquente e affarista, la gestione ordinaria dell’azienda, potessero esserci assegni in circolazione, com’è nella prassi di queste cose, e che ci fossero scadenze, come gli stipendi dei dipendenti, tra l’altro nell’imminenza del periodo di vacanze estive. So che i dipendenti sono stati pagati in contanti, nei primi giorni di agosto, con manovre a dire il vero poco chiare (contanti passati dalla mano di un genitore, direttamente al personale, senza traccia bancaria, tanto per essere puntigliosi) e con la mediazione, non so a quale titolo, di don Bruno Bassetto, forse da lei nominato amministratore straordinario in attesa del nuovo dirigente.
Né lei né i suoi solerti collaboratori si sono minimamente preoccupati, non solo del conseguente degenerarsi delle relazioni interpersonali che il telegramma poteva ingenerare, ma che qualcuno di questi assegni potesse essere ancora in circolo e riscosso anche dopo la fatidica data del 26 luglio, e che se non pagato allo sportello o tramite titolo bancario, poteva portare al protesto della mia firma, con gravi conseguenze anche per il carné di assegni del mio personale conto in banca. Se questo non è totale sprezzante menefreghismo, irresponsabilità e infingardaggine non so di cosa stiamo parlando.
Ora proprio uno di questi assegni dell’importo di soli 1.500 euro (per pagare forniture di servizi alla scuola), altri mi pare siano stati riscossi già da tempo, è arrivato in banca ed è stato respinto, con grande scorno e vergogna del sottoscritto, sia nei confronti della banca che del fornitore. Mi è stato detto dalla banca che se non verrà pagato alla prossima richiesta di titolo, l’assegno con la mia firma andrà automaticamente in protesto. Pensi allo stato di tensione e di arrabbiatura che tutta questa vicenda mi sta provocando. Le dico con certezza che se ciò avvenisse non ci penserò un solo secondo ad adire alle vie legali nei suoi confronti e della diocesi stessa della quale lei è il legale rappresentante, con una richiesta di danni piuttosto consistente, e per difendere la mia personale dignità.
Con la presente le chiedo formalmente, attesa l’estrema urgenza del caso, di disporre che questo disguido, anche se non voluto, sia risolto quanto prima ne trarrò le dovute conseguenze.
Dev.mo nel Signore
Foggia 3 agosto 2013                                                            Don Faustino Parisi


______________


LETTERA DEL 12 AGOSTO 2013

A mons. Francesco Pio Tamburrino
p.c. Mons. Filippo Tardio
Vicario Generale
Don Pierino Giacobbe
Rettore del Seminario Diocesano
Don Bruno Bassetto
Economo del Seminario Diocesano
Loro Sedi

Ecc. Rev.ma,
                        finalmente e solo venerdì scorso 9 agosto ho avuto la conferma che l’assegno in circolazione da me firmato è stato onorato, ben 15 giorni dalla sua emissione. Dopo l’ovvio ringraziamento per la soluzione, non proprio tempestiva, del disguido, restano gli strascichi di questa situazione, in fatto di relazioni personali, ormai definitivamente compromesse, e del ricorso alle vie legali, nei suoi confronti, che non mancherò di mettere in atto, quanto prima.
            Sto, infatti, aspettando il ritorno dalle vacanze del mio avvocato per verificare con lui gli estremi legali della vicenda, perché in ogni caso il mio nome è finito, anche se solo come primo avviso, nella lista degli insoluti, primo passo verso il protesto della mia firma, e poi i danni morali che una siffatta situazione ha arrecato alla mia onorabilità presso la banca e il fornitore, nonché lo stress provocatomi in queste settimane di andirivieni di una situazione a dir poco paradossale.
             Don Bruno Bassetto che sempre più si va intromettendo, non richiesto, in tutta questa situazione, si è affrettato a telefonarmi l’8 agosto scorso, per dire (parole testuali) “che lui non c’entra per nulla in questa situazione” e che “l’idea di bloccare la mia firma in banca e relativo telegramma è tutta opera sua”. Un gioco allo scaricabarile davvero indegno. Quando so per certo che tutti e tre i sunnominati, quel 26 luglio, erano a consulta da lei in curia, sul da farsi, per una situazione non certo da me provocata, come le dimissioni del neo-dirigente.
Spregevole rimane il clima di “delazione”, in uso da sempre in questa diocesi, e che lei non ha fatto nulla per stroncare. Qui si giudica, si condanna, si estromette sul “sentito dire”, sull’irresponsabile chiacchiericcio e sulla delazione appunto. Non ci sono processi, se non quelli fatti nel suo ufficio, senza che l’interessato non solo possa difendersi, ma neanche venir messo a conoscenza delle relative accuse e si agisce, “a sua insaputa” (sono parole sue), con gesti poco imperiosi e irresponsabili, privi non solo della necessaria carità ma in disprezzo dello stesso diritto canonico, come nel caso del suo vicario generale e la vicenda della scuola pastorale. Una situazione sulla quale si è sorvolati, purtroppo per giungere ai gesti di questi giorni.
La motivazione è sempre la stessa: allegra gestione delle finanze. Uno dei due chiodi fissi dei miei delatori. In passato mi si accusava di avere relazioni con donne e persino figli nascosti, oggi di utilizzare allegramente le finanze delle istituzioni da me presiedute, senza un briciolo di prove. Mentre si sorvola su altri casi di sacerdoti con figli a carico o che fanno gestire le finanze parrocchiali direttamente dai genitori, o che fanno dell’usura con i soldi delle parrocchie. E su quest’ultima cosa la documentazione in mio possesso è fin troppo abbondante.
            Quello che le chiedo, se mai ne avrà la forza, è di porre fine a questo sistema di cose e che, alla fine, mi si porgano le relative scuse. Minacciare ritorsioni, essendo stato immeritatamente offeso e umiliato da lei e dal suo entourage, è per ora solo un’ipotesi. Dio non voglia che diventi realtà.
            Dev.mo nel Signore

Foggia 12 agosto 2013                                                                                 Don Faustino Parisi


_________________

LETTERA DEL 26 AGOSTO 2013

A mons. Francesco Pio Tamburrino
p.c. Mons. Filippo Tardio
Vicario Generale
Don Pierino Giacobbe
Rettore del Seminario Diocesano
Don Bruno Bassetto
Economo del Seminario Diocesano
Prof.sa Barbara Di Simio
Loro Sedi

Ecc. Rev.ma,
evidentemente Lei non ha tempo per rispondere alle 4 lettere precedenti, e con questa siamo a 5.
Mi è giunta voce, a livello di chiacchiere da corridoio, di un suo ricovero in clinica. Non posso che augurarle una pronta guarigione.
Sta di fatto che fin dal 26 luglio scorso, data del suo telegramma, a tutt’oggi, 26 agosto 2013, non mi è stata ancora comunicata alcuna data per le consegne al nuovo dirigente scolastico, da Lei nominato, nella persona, così mi dicono, della prof.sa Di Simio, che già si è messa all’opera, aprendo il mio ufficio e organizzando le attività scolastiche, incontrando segretari e amministratore.
Da parte mia, tramite il mio avvocato, mi sono premurato di inviare un telegramma-diffida alla neo-dirigente a non intraprendere alcuna azione relativa all’attività scolastica, tanto meno quelle di natura economica, se non dopo l’atto formale delle consegne, o ne risponderà di persona.
Tra l’altro ho beni miei nel mio ufficio, come computer stampante e documenti personali, che, Dio non voglia, siano stati trafugati o manomessi.
Resto in attesa di comunicazioni ufficiali.
Distinti saluti.

Foggia 26 agosto 2013                                        Don Faustino Parisi

Nessun commento:

Posta un commento