DA L'ATTACCO DEL 3 SETTEMBRE 2013
La biografia di don Nunzio Galantino
ha l’andamento dell’esemplarità del giovane seminarista di belle speranze. Da wikipedia: “dopo aver frequentato il
seminario diocesano di Ascoli Satriano compie gli studi del ciclo istituzionale
presso il seminario regionale di Benevento conseguendovi il baccalaureato in
Teologia nel 1972. Prosegue poi gli studi presso l'Università di Bari conseguendo nel 1974 la laurea in Filosofia. Nel 1981 ottiene il dottorato in Teologia Dogmatica presso la Facoltà Teologica
dell'Italia Meridionale di Napoli, Sezione San Luigi. È ordinato presbitero il
23 dicembre 1972 per la diocesi di
Cerignola-Ascoli Satriano. Dopo l'ordinazione sacerdotale
svolge i seguenti incarichi pastorali: dal 1972 al 1977, vice rettore del
seminario di Foggia e assistente dell'Azione Cattolica Ragazzi; dal 1974 al
1977, docente al Pontificio Seminario Regionale di Benevento; dal 1977 al 2011,
parroco di San Francesco d'Assisi in Cerignola, vicario episcopale per la
Pastorale, vicario episcopale per la Cultura e la Formazione Permanente; dal
1977, docente di Antropologia presso la Facoltà Teologica dell'Italia
Meridionale (dal 2001 ordinario della medesima cattedra); dal 2004,
responsabile del Servizio Nazionale per gli Studi Superiori di Teologia e di
Scienze Religiose della C.E.I. Dal 1º agosto 1996 è cappellano di
Sua Santità. Il 9 dicembre 2011 papa
Benedetto XVI lo nomina vescovo di Cassano
all'Ionio. Il 28 dicembre 2013 papa
Francesco lo nomina segretario generale ad interim della
Conferenza
Episcopale Italiana; il 25 marzo 2014 lo stesso papa lo nomina segretario generale della Conferenza
Episcopale Italiana ad quinquennium. La sua
storia culturale (laureato nella troskista università di Bari, ma senza farsene
troppo scalfire) dovrebbe avergli aperto gli occhi sulla realtà di un mondo,
quello comunista, che come ha detto recentemente papa Francesco, “ci ha fregato
il primato della carità verso gli ultimi e i più poveri”. Senza dubbio la
definizione che più gli si addice è quella ”moderato sintetico a priori” che usavamo
in seminario per identificare alcuni compagni, pur aperti al dibattito e alle
tematiche del nostro tempo, che all’epoca sessantottina pur scuotevano le
strutture religiose, ma mai
“arrabbiati”, o “engaged”, francesismo con il quale gli inglesi stigmatizzano
quel periodo. Moderati e attenti soprattutto a non rompere con l’autorità
costituita, non tanto per vigliaccheria, ma per la paura di una terra di nessuno (senza autorità) nella
quale molti nostri compagni pur si sono persi.. Non si schieravano certo con i
“conservatori”, spesso ottusi e sussiegosi, da vomito, ma neppure apertamente
con chi a gran voce chiedeva una riforma radicale, in una chiesa post
conciliare, che da tempo andava perdendo colpi e pezzi importanti. Anche i suoi
scritti tradiscono questa voglia diciamo “progressivamente moderata”, al passo
con i tempi…ma non troppo: Storicità come
fedeltà alla terra in Dietrich Bonhoeffer, 1985;
Coscienza storica, interpretazione e verità, 1988; Dire
"uomo" oggi. Le nuove vie dell'antropologia filosofica, 1993, Antonio
Rosmini, Delle cinque piaghe della Santa Chiesa, con saggio introduttivo
e note, 1997. Don Nunzio è fatto così, e meno male: un po’ ci appartiene e un
po’ no. Con questo “suo fare”, ne ha fatta di strada nei gangli del sistema chiesa ed è arrivato molto in
alto, grazie a Dio e alla lungimiranza di papa Francesco (era l’ultimo della
lista dei candidati…e il papa ha scelto proprio lui). Allora cosa non convince
in don Nunzio, come non convince in papa Francesco? Proprio quell’essere “moderati
sintetici a priori”. Per carità forse un grande dono dello Spirito in una chiesa
allo sbando come l’attuale con il rischio di sgretolarsi a ogni sussulto
(20mila gesuiti e altrettanti salesiani hanno buttato la classica tonaca alle
ortiche e non sono i soli),. La domanda è la stessa di allora: “siamo proprio
sicuri che questo moderatismo sintetico a
priori” salverà la chiesa dal baratro dell’insignificanza per l’uomo d’oggi
e del futuro, nel quale qualcuno l’ha fatta sprofondare? Personalmente nutro
molti dubbi: ci vuole ben altro che un sano
moderatismo per restare al passo con un mondo che corre da sempre molto più
di noi. Ma in fondo sono contento che personaggi alla don Nunzio siano stati
posti in quei centri di potere e di responsabilità…verranno presto
neutralizzati, si sa, da un sistema che mal li sopporta, ma almeno, finché
stanno in carica, speriamo che si ricordino degli amici di un tempo. Un po’ di
protezione, da grane strumentali e speciose, non fa male di questi tempi. Buona
strada don Nunzio.
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